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Hugo Pratt (Author)
2021
ISBN-10 : 881714245X ISBN-13 : 978-8817142458
Italian
None
color
Action, Indie, Adventure, Authorial, Italian Style, Alternative
“Mu, la città perduta” è stata concepita da Hugo Pratt come l’ultimo episodio delle avventure di Corto Maltese. Apparsa per la prima volta nel 1992, l’ultima edizione italiana risale al 2021 per Rizzoli Lizard.
Lungo il suo un tortuoso intreccio, il libro riporta in scena i più noti personaggi della saga (Rasputin, Bocca Dorata, Soledad, Tristan Bantam, Lévi Colombia, il professor Steiner), riuniti ancora una volta in quest’ultima avventura disseminata di enigmi e simboli di non facile interpretazione. Partendo alla ricerca di un continente perduto, Corto intraprende un labirintico viaggio dal forte carattere introspettivo, durante il quale dovrà mettere in discussione i fondamenti stessi della nostra realtà razionale ed eurocentrica.
Fin dalla prima pagina l’atmosfera è surreale. Il libro si apre, infatti, con una visionaria conversazione tra le figure di un dipinto maya sommerso nelle profondità dell’oceano, di fronte alle quali l’immagine di Corto fa la sua primissima apparizione da dietro il vetro del casco di uno scafandro da palombaro. Fluttuando tra pesci e reperti archeologici, il personaggio viene così fin da subito inserito all’interno di un habitat e di un tempo storico a lui estranei, permettendo in questo modo all’autore di introdurre il tema dell’estraneità, che sarà una costante di tutta l’opera.
L’evento che dà il via alle avventure della compagnia risuona di conflitti coloniali tra europei e popoli precolombiani. La tribù indigena dei Ciboney scambia Soledad per Kukulcan, il Dio Testa di Sole, e la rapisce per poter assicurarsi la continuità di una stirpe perduta di uomini bianchi dagli occhi azzurri. Allo stesso tempo, un gruppo di pirati, esperti distillatori di rum, coltivatori di marjuana e amanti della musica classica, pianifica un assalto alla Colombia, che tuttavia Bocca Dorata saprà sventare ipnotizzando il loro capo. L’amalgama di personaggi e culture a metà strada tra storia reale e finzione, si arricchisce ulteriormente quando, sbarcati sulla terra ferma, i membri dell’equipaggio si imbattono in un idrovolante precipitato nel bel mezzo della giungla, a bordo del quale si trova Tracy Eberhard: un’amica dell’aviatrice statunitense Amelia Earhart, ovvero, la prima donna ad aver attraversato in solitaria l’Atlantico nel 1932 prima di scomparire misteriosamente nel Pacifico cinque anni più tardi.
Dopo che la compagnia trova un antico tempio maya, che si rivelerà la via d’accesso all’antica città di Aztla, ha inizio una lunga serie di vicissitudini che condurranno il protagonista attraverso un complicato intrico di dimensioni oniriche, remote, perdute negli abissi evanescenti di epoche e regni ormai estinti.
Una volta all’interno del tempio, Corto deve fare i conti con gli Uomini Scorpione, con le sabbie mobili, con i caimani, fino ad incontrare Fra’ Brendan di Kerry, l’ultimo discendente di San Brandano, abate irlandese del VI secolo. Il frate gli spiega che per ritrovare Soledad dovrà oltrepassare il Labirinto Armonico, ovvero un luogo in cui risuonano le vibrazioni sonore dei secoli passati, vero emblema di un tempo circolare e inestinguibile. Per riuscire ad attraversare le pieghe spazio-temporali del labirinto, Corto si vedrà obbligato a combattere con la sua stessa ombra, ma solo dopo aver assunto dei funghi allucinogeni che gli consentiranno di penetrare nei più oscuri interstizi della propria coscienza per spogliarsi delle proprie razionali certezze e accedere a un livello di consapevolezza che passa dalla dimenticanza di sé.
Finalmente fuori dal Labirinto Armonico, Corto approda ad uno dei luoghi più enigmatici al mondo: l’Isola di Pasqua. Al cospetto delle famose e indecifrabili figure di pietra, trova l’ingresso per il mondo perduto nel quale Soledad è andata in sposa al principe Hugues. Inaspettatamente, la donna si rivela felice del compito per il quale è stata prescelta, orgogliosa di poter contribuire alla propagazione della razza perduta. Colei che doveva essere tratta in salvo si mostra, così, perfettamente integrata al popolo dei suoi rapitori, mettendo in luce la relatività dei valori morali da cui scaturiscono i conflitti tra i popoli.
Arrivati a questo punto, l’avventura sembrerebbe giunta al suo lieto fine. Tuttavia, la storia non si conclude ma, al contrario, continua a protrarsi in maniera travolgente, quasi come se una risoluzione definitiva, che ne sancisse la fine una volta per tutte, non si addicesse a questo universo vorticante, fatto di mondi paralleli e non escludenti.
Proseguendo il suo viaggio, Corto riesce infine a raggiungere Aztla. Nella città, situata sotto un vulcano quiescente sull’isola di Quetzal, regna la regina Anti insieme alle sue affascinanti amazzoni. Si scopre che questo popolo di donne guerriere ha scambiato Tracy per la reincarnazione della dea Colibrì e l’ha fatta prigioniera, nella convinzione che solo il suo intervento consentirà loro di liberare la città dall’assedio degli Uomini Ragno. Ancora una volta, sono i malintesi, le letture contrastanti del reale, il vero motore dell’avvicendarsi delle avventure.
Dopo un’effettiva sconfitta degli Uomini Ragno grazie all’aiuto di Tracy, l’inanellarsi apparentemente infinito degli eventi viene bruscamente interrotto dall’eruzione del vulcano. L’esplosione polverizza ogni cosa: nomi, civiltà, popoli, mondi e conflitti. Del lungo viaggio di Corto non resta che una nube scura, eterea, che pare suggerire che tutto non sia stato altro che un sogno o un’allucinazione.
Qualche giorno dopo l’esplosione, Corto raggiunge un isolotto dove rincontra Levi Colombia. Si direbbe che la storia sia giunta alla sua conclusione. Eppure, più che un finale, l’ultima pagina del libro sembra rappresentare una semplice interruzione, una pausa prima di una nuova partenza. Infatti, nonostante nell’atmosfera sospesa dell’atollo la ricerca di una nuova via d’accesso per Mu momentaneamente si arresti, la sete di conoscenza non si è estinta e, come dice Corto: «Forse bisognerebbe ricominciare. Forse…»