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Cyril Pedrosa (Author)
June 2012
ISBN-10 : 8865430826 ISBN-13 : 978-8865430828
Italian
261
color
Un viaggio, fisico e interiore, dal sapore vagamente autobiografico, ma con il respiro di un grande romanzo. Verrebbe da dire "di formazione" se non fosse che questa, è palese, è l'opera più matura mai concepita e realizzata da Cyril Pedrosa, un autore adorato tanto in Francia quanto in Italia. Qui però si parla del Portogallo da cui proviene la sua famiglia, sfondo vivo ed emozionante di una storia personale, familiare e sentimentale complessa come la vita vera ed altrettanto dolceamara, che BAO offre in uno splendido cartonato di grande qualità e formato, identico all'edizione originale. Vincitore del premio FNAC 2012 al festival di Angoulême.
PORTUGAL
Scrivere un libro non è un percorso lineare, non si tratta di andare da un punto A a un punto B. Scrivere un libro significa intraprendere un percorso labirintico, un percorso che può portare a galla storie che non si sapeva di voler raccontare e il cui punto di partenza potrebbe trovarsi proprio là dove si pensava di trovare la fine. Queste sono solo alcune delle osservazioni che emergono dal breve video (https://www.youtube.com/watch?v=KzavAGsjHr8) realizzato da Cyril Pedrosa per raccontare il making-off del suo pluripremiato Portugal (pubblicato in Italia da Bao Publishing e vincitore del Prix BD 2011 della rivista Le Point, del premio FNAC 2012 al festival di Angoulême, del premio dei librai BD 2012 e del Gran Guinigi 2012 per Miglior disegnatore).
Come spiega l’autore, l’idea del libro gli è venuta nel 2006, durante un viaggio in Portogallo in occasione del festival del comic della piccola località di Sobreda. Nel corso di questa breve trasferta, Pedrosa (nipote di emigrati portoghesi in Francia) si ritrova a fare i conti con un passato famigliare sopito e mai risolto, a partire dal quale si propone di scrivere una storia. L’autore decide così di trascorrere tre mesi nel paesino di Os Matos, nella casa dei suoi lontani cugini, dove, per settimane, si dedicherà a raccogliere schizzi, fotografie, video, sensazioni e ricordi che, una volta fatto ritorno in Francia, costituiranno la materia prima per il suo progetto.
Nonostante il sostrato marcatamente intimo dell’opera, Pedrosa ci tiene a puntualizzare che Portugal non è un libro autobiografico ma, piuttosto, un lavoro di finzione realizzato a partire dal materiale che aveva intorno a sé. Infatti, leggendo il libro, ci si ritrova immersi in un contesto vivo, autentico e multiforme, rielaborato con quella freschezza che solo può nascere dall’osservazione diretta dei luoghi, delle persone e dei fatti.
Portugal è un libro semplicemente riuscito, sotto tutti i punti di vista. Nella tecnica versatile e sicura del disegno, nella leggerezza spontanea del segno grafico, nella schietta comunicabilità dei contenuti, nella struttura narrativa mai banale: in ogni pagina del libro è impossibile non notare il tocco disinvolto proprio di chi, dominando un mezzo espressivo in tutta la sua potenzialità, non lo impiega per fare sfoggio della propria destrezza, ma per raccontare una storia con il massimo dell’eloquenza e della sincerità.
Nelle tre parti che compongono il volume si sviluppano tre diversi punti di vista su una stessa storia: quello di Simon (giovane uomo sulla trentina, alter-ego dello stesso Pedrosa), quello di Jean (padre di Simon) e quello di Abel (nonno di Simon). La vicenda gira intorno a un’unica domanda che, a più riprese, viene rivolta al protagonista: «Di che cosa hai voglia?». Simon è, come molti trentenni, in crisi. Non sa cosa deve fare e, soprattutto, non sa cosa vuole fare. In maniera più o meno casuale, finisce per intraprendere un viaggio che lo riporta ai luoghi d’origine dei suoi avi portoghesi. Ripercorrendo a ritroso il vissuto della propria famiglia, Simon riesce pian piano a scardinare la prospettiva da cui era abituato ad osservare il mondo, arrivando poco alla volta a trovare nuovi approcci per interpretare la propria realtà e i propri problemi. Tuttavia, il viaggio di Simon non implica nessuna svolta o risoluzione folgorante. Al contrario, esattamente come nella vita vera, gli eventi in Portugal hanno un andamento sommesso, discreto, variabile. Non ci sono grandi colpi di scena, frasi ad effetto, lezioni definitive. La vera cifra dell’opera è, infatti, la semplicità, unita ad un’innegabile maestria grafica e narrativa.
Lo stile del disegno è versatile e si adatta al contenuto di ogni scena, dosando, a seconda della situazione rappresentata, l’apporto digitale, la spontaneità del gesto, la sintesi grafica e l’attenzione al dettaglio. Lo stesso autore afferma di essersi sforzato di adeguare le varie tavole al mood cambiante della storia e, effettivamente, uno degli aspetti più affascinanti del libro è senza dubbio la cura con la quale vengono colte le diverse atmosfere, le mutazioni della luce e i vari stati di coscienza che spaziano dalla veglia, al sonno, al ricordo. La precisione mai stereotipata con la quale Pedrosa sa riprodurre i dati sensoriali è in grado di restituire il ritmo altalenante di un viaggio sia fisico che introspettivo, di fronte al quale il lettore non può far altro che lasciarsi coinvolgere con estremo piacere e naturalezza.