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Francesco Panatta (Author)
June 2021
Unspecified
24
black&white
50 copie numerate e firmate
Storia senza parole
Vida Lockdown e Qua/Ran/Tina sono il prodotto di un’autoproduzione firmata Guitar_Boy, nome d’arte di Francesco Panatta. Si tratta di due brevi fanzine apparse a distanza di pochi mesi l’una dall’altra (tra il marzo e il giugno del 2021) e accomunate dalla stessa esigenza di raccontare a caldo l’esperienza del lockdown.
Entrambe descrivono delle circostanze riconoscibilissime nelle quali tutti ci siamo sentiti coinvolti in prima persona durante i primi tempi della pandemia. In quelle settimane, tutti siamo stati testimoni partecipi di una situazione anomala e destabilizzante, così come tutti abbiamo visto come, nell’arco di un paio di mesi, l’abitudinarietà e la routine riuscivano progressivamente ad imporsi anche sull’evento più impensato e straordinario accaduto degli ultimi decenni alle nostre latitudini. E mentre l’anomalia cedeva gradualmente il passo a una “nuova normalità”, appariva a poco a poco sempre più accettabile la possibilità di satirizzare su ciò che in un primo momento non induceva <s></s> nient’altro che <s></s>smarrimento o <s></s> paura.
Vida Lockdown e Qua/Ran/Tina appartengono a quel gruppo di narrazioni figlie del lockdown che, con una vena più o meno satirica, raccontano quelle nevrosi collettive e quei tic quotidiani che, in brevissimo tempo, sono passati dall’essere comportamenti inediti a rappresentare delle prassi della più omologata e massificata ordinarietà: la coda dal panettiere, la corsa all’ultima bustina di lievito per non rinunciare alla pizza fatta in casa, le liti domestiche, la solitudine, la masturbazione, le nuove dinamiche corporee e digitali per il sesso e per l’amore.
Per quanto riguarda la prima delle due pubblicazioni, Vida Lockdown, il carattere circoscritto dell’oggetto della satira fa sì che la narrazione tenda a cedere in più punti al luogo comune. Le 56 pagine del libro sono suddivise in cinque sezioni i cui rispettivi titoli (“Sostentamento”, “Il vuoto”, “Relazioni”, “Pulsioni”, “Introspezione”) ne esauriscono gran parte del contenuto. I suoi brevi episodi inscenano situazioni viste e sentite innumerevoli volte, esasperandole, ma senza aggiungere molto alla loro oggettiva cupezza.
Qua/Ran/Tina, invece, presenta uno sguardo più intimo e meno scontato. Il numero dalla copertina gialla qui presentato, uscito nel giugno del 2021, è il primo di una serie di quattro fanzine, la cui ultima uscita risale a maggio del 2022. L’asciuttezza grafica che già connotava il disegno di Vida Lockdown, in Qua/Ran/Tina si fa ancora più evidente, contribuendo a dar forma a una narrazione essenziale e incisiva che, in venti pagine, sa andare oltre la semplice caricatura di un disagio, riuscendo ad approssimarsi alle manifestazioni più riposte di un malessere condiviso da molti, senza per questo arrivare a imporre conclusioni moraleggianti.
Di fronte ad un unico piano mantenuto quasi completamente invariato dalla prima all’ultima pagina, osserviamo una ragazza che, seduta a un tavolo, si annoia, si sbronza, si angoscia al telefono, si impone l’imperativo etico della lettura ad ogni costo, si rispecchia negli occhietti del proprio gatto e in quello sguardo felino trova una consapevolezza che fa rabbrividire. Il tempo passa, il vento fa sbattere la finestra, la ragazza la richiude, resta imbambolata a guardare da dietro il vetro, fuma una sigaretta dopo l’altra finché, alla fine, non sopraggiungono i suoi fantasmi interiori che si palesano a loro piacimento in questo suo vuoto. Non una battuta, nessun cambio di scena.
Là dove Vida Lockdown parodiava per l’ennesima volta le nostre ansie quotidiane in cerca di una comicità che infine si rivelava piuttosto banale, Qua/Ran/Tina si concentra con una maggiore economia di mezzi su una solitudine rispetto alla quale forse c’è poco da dire e non troppo da ridere. Rinunciando alla satira più esplicita e al tono apertamente dissacrante, Qua/Ran/Tina sa parlare di una causa meno evidente del disagio che ha colto molti di noi durante il lockdown, la quale, probabilmente, trascende il periodo in fondo limitato delle settimane di quarantena. Una causa difficile da accettare e da raccontare nella sua sconcertante semplicità, e che, tuttavia, gli uccelli appollaiati su un lampione in Vida Lockdown sanno fin da subito cogliere con istintiva chiarezza: “È il silenzio, li fa impazzire”.
by krympling