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Dejà-vu parte 1
Neo-One (Author), @Domecolo (Author), Alcatraz (Author), Alco-line (Author), David Bacter (Author), Paolo Massagli (Author), Matteo Pigoli (Author), Pieralvise Santi (Author), Michel Suret-Canale (Author), Neo-One (Cover Artist), Marco De Giuli (Editor), Stefano Baggio (Illustrator), Mavado Charon (Illustrator), Marco De Giuli (Illustrator), Ivan Di Vincenzo (Illustrator), Le Nevralgie Costanti (Illustrator), Tiziano Onesti (Illustrator), Corinne Paolillo (Illustrator), Nicola Stradiotto (Illustrator), Georgette Suret-Canale (Writer)
March 2023
None
Italian
64
other
Indie, Underground, Authorial, Self-published, Porn, Adult, Erotic, BD, Alternative
DREAM OR REALITY?
Stop for a moment to remember what happened to you yesterday. Images and sounds begin to flow through your mind: people you talked to, places you've been, what you ate. As you remember, one scene connects to another and a series of vivid images appears in your mind. How can you be sure that you are remembering things as they really happened, without altering or inventing anything? It may seem like a stupid question: you were there. But what makes those images real in your mind? And what could be the memories of who you met or of those with whom you perhaps spent the day? And to realize how much the individual perception of reality can change, see Akira Kurosawa's Rashomon.
A feeling of déjà-vu can be a real or imagined memory, a dream, a wish, an aspiration, perhaps a regret. Or something we've done in the past, left locked in a drawer that presses to be brought to light.
In the 1999 cult film Matrix, when Trinity sees a black cat pass by for the second time, she tells Neo "A déjà vu is an imperfection of the Matrix, it happens when something changes". It is not a scientific definition of the phenomenon but it could come close to reality. Another sentence from Matrix is also interesting: "Have you ever had a dream so real that it seems real to you? What if you never wake up from this dream? How could you distinguish the world of dreams from the one of reality?».
INTERIORS “Dejà-vu” wants to be a reflection on ourselves, on how we were, on where we wanted our life to be, on how we are now, on how we imagine our future. It is the beginning of a reflection on time and on the perception of reality that we want to develop.
And you can listen to the soundtrack using QR codes.
DEJÀ-VU prima parte (I)
Nella sua nuova fanzine, intitolata “Dejà-vu”, il collettivo indipendente Interiors indaga lo scivoloso terreno della memoria a partire dal concetto di “déjà-vu”. Come si legge nella prefazione, il fenomeno viene inteso come una sensazione che «può essere un ricordo reale o immaginario, un sogno, un desiderio, un’aspirazione, magari un rimpianto. Oppure qualcosa che abbiamo fatto in passato, rimasta chiusa in un cassetto che preme per essere riportata alla luce». Anche in questa uscita, il contenuto grafico è arricchito da una selezione di pezzi musicali rintracciabili a partire dai codici QR distribuiti tra le pagine, che vanno a costituire una vera e propria colonna sonora d’accompagnamento alla lettura.
Il volume raccoglie lavori di diverso genere, che spaziano da quelli di carattere fumettistico in senso stretto, ad altri più sperimentali, nei quali le immagini trascendendo il formato del comic tradizionale.
Gli interventi del primo tipo, ovvero quelli che fanno uso della vignetta come principale mezzo espressivo, raccontano piccole storie molto diverse tra loro, capaci di declinare il concetto di “déjà-vu” sulla base di prospettive sempre cambianti, a seconda della sensibilità individuale di ciascun autore.
Troviamo, ad esempio, il contributo in chiave parodica di David Bacter (“Supereroi 1800”) che, rimandando esplicitamente all’universo dei supereroi, ritrae con tono umoristico i passi falsi della memoria.
Con un disegno altrettanto pulito, sebbene con uno stile meno sintetico, Pieralvise Santi, nel suo “Ellen”, adotta il punto di vista di una telecamera che riprende scene di incontri amorosi naufragati. Le scene si ripetono quasi identiche, presentando variazioni solo nelle fattezze dei personaggi, riuscendo così a trasmettere quella fastidiosa sensazione che si prova di fronte ai propri errori ricorrenti, quando si ha l’impressione di aver ripetuto per l’ennesima volta uno stesso passo falso.
Particolare è il caso della coppia di interventi in lingua straniera “Les escandales de Madame Verjoux Jean”, di Georgette & Michel Suret Canal, e “Black Star” di Paolo Massagli, il primo redatto interamente in francese, mentre il secondo in inglese. Seppure entrambi decisamente apprezzabili dal punto di vista grafico, è innegabile che sarebbe stato utile fornire una traduzione dei testi (soprattutto di quelli in francese, lingua generalmente meno conosciuta) per renderne più facilmente fruibili i contenuti.
Successivamente, nella narrazione intitolata “Deja-Vu”, con disegni di Alcatraz e editing di Gioele Luciano, si approfondisce ulteriormente la tematica del déjà-vu attraverso un racconto in prima persona di un personaggio ormai adulto, il quale ritorna con la memoria alla prima volta in cui, ancora bambino seduto sul sedile posteriore di un’auto, si sentì pervaso dalla sensazione «di aver già visto, già passato quella strada». Questa impressione di ripetizione, che lascia interdetti, perplessi o ammaliati, ogni volta che si manifesta fa sì che si abbia la sensazione che momenti cronologicamente distanti della propria esistenza si sovrappongano, andando a incrinare l’andamento lineare del tempo e rendendolo improvvisamente e misteriosamente ciclico. Negli istanti di déjà-vu, passato e presente (e chissà, magari anche futuro?) si accavallano, e non è semplice distinguere ciò che appartiene alla realtà e ciò che è semplice proiezione della memoria. E, infatti, in chiusura dell’episodio, vediamo il bambino a bordo dell’automobile sfrecciare davanti a una versione di sé stesso adulta, immobile sul marciapiede, a sua volta intenta a ricordare quello stesso bambino che gli passa davanti, proveniente da un altro tempo, e forse da un’altra vita.
Questo genere di vacillamento dei ricordi è al centro anche del lavoro di @Domecolo, intitolato “Reminiscenza”, dove la memoria viene rappresentata come un’interlocutrice assillante alla quale si devono continue attenzioni. Tuttavia, questa memoria esigente e martellante non è mai soddisfatta, «desidera tutto, la tua cura, il tuo tempo”, è rancorosa e sempre pronta a vendicarsi, e se ti volti altrove subito ti «mostra tutti i tuoi sbagli dimenticati facilmente». Ce ne si sbarazzerebbe volentieri ma è impossibile perché, come amaramente conclude l’autore, separarsi dai propri ricordi «sarebbe una condanna».
Molto meno cupo risulta, invece, “Il tempo… che strana percezione”, di Alco_line. Con tono affabile e un tratto leggero, in questa simpatica e visionaria storia viene rappresentato un universo onirico, quasi magico, all’interno del quale simboli e immagini misteriose, ma per nulla inquietanti, ritraggono un’atmosfera che molto ha a che fare con l’evanescenza del ricordo e del sogno da cui scaturiscono i nostri déjà-vu.
DEJÀ-VU prima parte (II)
La prima uscita della serie Dejà-vu del collettivo Interiors presenta due filoni principali: il primo, analizzato nella precedente recensione, è quello incentrato sul formato fumettistico tradizionale, costituito da narrazioni su più pagine nelle quali la vignetta rappresenta il mezzo espressivo fondamentale. Un altro filone parallelo, invece, è quello che raggruppa lavori più sintetici e sperimentali, relazionati all’ambito dell’illustrazione e, talvolta, a quello delle arti visive in senso lato.
I due interventi più innovativi sono quelli di Matteo Pigoli (“Essere invisibile essendo vist*) e quello di Ivan di Vincenzo (“Se in sogno…”). Nel primo caso l’autore utilizza come supporto i sei lati di una tela, andando così includere del proprio lavoro grafico la dimensione tridimensionale. Ciascun lato della tela è stato dipinto e successivamente traslato al formato della pagina bidimensionale, andando così a dar forma a una serie di sei tavole lungo le quali si sviluppa un testo ambiguo, le cui parole si snodano lato dopo lato su tutta la superficie del supporto: “Segui le mie parole/Non perdere il filo…[…]”. L’immagine che conclude l’intervento riproduce il lato posteriore della tela, sul quale appare l’espressione da cui l’opera trae il suo titolo “Essere invisibile essendo vist*”. Attraverso questa frase, l’autore rievoca quella sensazione di presenza percepibile, seppure al tempo stesso inapprensibile, che si prova quando si cerca di ricordare un sogno che improvvisamente sembra essersi materializzato nella realtà diurna. L’esperienza del déjà-vu, d’altra parte, porta effettivamente a intuire in ciò che si ha di fronte aspetti che misteriosamente trascendono il visibile e paiono provenire da una dimensione diversa da quella della veglia cosciente.
Una sperimentazione simile la ritroviamo anche nel lavoro di Ivan di Vincenzo che, servendosi della tecnica del patchwork, ricorre a un formato di grandi dimensioni (120x150 cm) per creare un’immagine composita, nella quale dialogano pittura, cucito e testo. Anche in questo caso, l’opera è stata successivamente trasposta alla bidimensionalità cartacea sottoforma di un’immagine che allude sottilmente alla matericità del supporto originale. La poeticità di quest’opera eterogenea è ulteriormente intensificata da una citazione di un’enigmatica domanda, tratta dagli scritti del poeta T.S. Coleridge, la quale, a suo tempo, aveva colpito anche l’immaginazione di Jorge Luis Borges che, effettivamente, la cita nel suo Libro dei sogni: «Se in sogno un uomo attraversasse il Paradiso, e gli dessero un fiore come prova di essere stato lì, e se al risveglio si trovasse quel fiore in mano… allora?».
Oltre agli interventi fin qui analizzati, la lettura è intercalata da lavori più brevi, di una o due pagine, nei quali primano il disegno e la sperimentazione di diverse tendenze e tecniche grafiche. Si tratta di interventi eterogenei che apportano al volume un’apprezzabile varietà di stili e punti di vista, capaci di spaziare dall’espansiva organicità dei disegni di Le nevralgie costanti, di Stefano Baggio e di Tiziano Battista, alla minuziosità del tratto propria quasi di un’acquaforte di Charon, al realismo ritrattistico di Corinne Paolillo e di Tiziano Onesti, o ancora, all’espressività sintetica del bianco e nero di Marco de Giuli e di Nicola Stradiotto.
In conclusione, anche in questa pubblicazione, i membri di Interiors sono stati capaci di realizzare una ricerca tecnica e poetica al tempo stesso, svolgendola in maniera approfondita e sfaccettata. Il carattere sfuggente della tematica del déjà-vu è stata per loro un’occasione per indagare creativamente lo sterminato terreno dell’inconscio, e il risultato di tale indagine è una fanzine visionaria, in grado di conciliare una molteplicità di sensibilità e punti di vista mai banali.
Riteniamo utile fornire la traduzione del fumetto francese: Cronache di Claire Fontain
Gli scandali di Madame Verjoux-Jean
Tavola 1
Vecchia con la spesa: Buongiorno Madame Verjoux! Allora, si sposa la figlia di Madame Breton?
Madame Verjoux: Fa un affare a prendersi questo ragazzo. Vive con lui da più di due anni! Uno scandalo, voglio dire. Non si sono nemmeno curati di nascondersi!
Madame Verjoux (MV): Allora Monsieur Prime, ci sono buone notizie?
Monsieur Prime: Beh... Nel 1979 sono morti di fame 12 milioni di bambini nel mondo
MV: Pace all'anima loro!
Tavola 2
Fabrice: Buongiorno Madame Verjoux
MV: Allora Fabrice, sempre a passeggio?
Fabrice: Sono ancora senza lavoro Madame Verjoux
MV: Quando qualcuno vuole un lavoro lo trova!
Fabrice: Ho il mio diploma, Madame Verjoux, voglio fare l'insegnante!
MV: Sono tutti degli scansafatiche, che scandalo!
Tavola 3
Postino: Buongiorno Madame Verjoux. Ecco il suo giornale
MV: Per quello che c'è dentro sono veramente soldi buttati!
Postino: Oggi raccontano la storia del matto di Puisotrin!
MV: Mio Dio, che orrore!
MV: È uno scandalo!
Tavola 4
Vecchia con la spesa: Buongiorno Madame Verjoux
Vecchia con la spesa: Avete visto alla televisione di questi ragazzi di Bogota?
MV: Si, veramente una banda di delinquenti
Vecchia con la spesa: Non hanno niente questi sventurati! Niente di niente!
MV: I genitori sono i colpevoli!
Vecchia con la spesa: Fa un certo effetto vedere cose del genere
MV: È uno scandalo mettere in mostra cose del genere!
Tavola 5
MV: Dove correte?
Vicina: è mia madre! uff! Dobbiamo portarla all'ospedale! uff! Sta molto male! uff!
Monsieur Prime: è agitata la vostra vicina!
MV: Figurati! sta portando sua madre a morire in ospedale. Che scandalo!
Tavola 6
Postino: E oltre al giornale...
Postino: c’è una lettera
MV: Vi rendete conto, il proprietario mi sfratta per dare la casa a sua figlia! Sono qua da più di 40 anni!
Monsieur Prime: è uno scandalo!
e questa è la traduzione di Black Star, parte del testo del brano di David Bowie:
Nella villa di Ormen, nella villa di Ormen
si erge un cero solitario
Al centro di tutto ciò, al centro di tutto ciò
I tuoi occhi
Nel giorno del compimento
Solo le donne si inginocchiano e sorridono
Al centro di tutto ciò, al centro di tutto ciò
I tuoi occhi, i tuoi occhi
Nella villa di Ormen, nella villa di Ormen
si erge un cero solitario
Al centro di tutto ciò, al centro di tutto ciò
I tuoi occhi, i tuoi occhi
Qualcosa accadde il giorno in cui lui morì
Lo spirito si alzò di un metro e si fece da parte
Qualcun altro ha preso il suo posto
e ha gridato con coraggio:
(Sono una Stella Nera, sono una Stella Nera)
Quante volte un angelo cade?
Quante persone mentono
invece di spararla grossa?
Lui ha calpestato la terra consacrata
e ha gridato forte nella folla:
(Sono una stella nera, sono una stella nera, non sono una stella criminale)
Non posso spiegare il perché (sono una Stella Nera)
Basta che tu venga con me (non sono una stella del cinema)
Ti riporterò a casa (sono una Stella Nera)
prendi il tuo passaporto e le tue scarpe (non sono una Stella del pop)
e i tuoi sedativi, buu! (sono una Stella Nera)
Sei un fuoco di paglia (non sono una Stella Prodigio)
Io sono il Grande Io Sono (sono una Stella Nera)
Sono una Stella Nera, sono sulle banconote, sono pronto
Vedo il dolore in modo così ampio e chiaro
Voglio aquile nei miei sogni a occhi aperti,
diamanti nei miei occhi (Sono una Stella Nera, sono una Stella Nera)